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Prospettive multidisciplinari sui discorsi d'odio

Problematiche, dibattiti a controversie

18, 19, 20 maggio 2022, Università di Parigi

L’odio è un sentimento potente, alimentato da emozioni negative come la rabbia, la vergogna, il disprezzo e il disgusto. Esso esprime innanzitutto la volontà di annientare fisicamente e/o metaforicamente un'altra persona, bersaglio dell'odio, arrivando in casi estremi all'autodistruzione, come negli attentati suicidi. Nelle pratiche discorsive dei locutori (Lorenzi Bailly e Moïse 2021), l’odio può essere esaminato come una forma emblematica di tensione sociale fra persone, gruppi, ideologie, rappresentazioni e pratiche, ma anche come processo di dominazione sociale e di discriminazione - essendo diretto, a livello sistemico, contro gruppi minoritari.

Molte discipline nell'ambito delle scienze umane studiano i discorsi d’odio. Le scienze del linguaggio, ad esempio, si interessano ai vari aspetti legati all’espressione linguistica dell’odio in ambito sociale (Petrilli 2020) oppure attraverso i social media (Ferrini e Paris 2019, Stassin 2019). Assumendo una visione politica, sulla scia degli studi dedicati agli hate speech (Baider, Millar e Assimakopoulos 2019), alcune ricerche vertono sulla performatività dei discorsi d’odio (Butler 1997, Lorenzi Bailly, Määttä e Romain 2021) e, tenuto conto delle relazioni fra gruppi, anche sulle conseguenze sociali della dimensione ideologica e dei contesti enunciativi. Altri lavori intendono più specificamente definire le caratteristiche di un discorso d’odio, inteso sia come “discorso d’odio diretto” (Lorenzi Bailly e Moïse 2021) che “d’odio dissimulato” (Baider et Constantinou 2019). In tal senso, le neuroscienze possono dare un contributo significativo per studiare i meccanismi cognitivi che stanno alla base dell'odio: ad esempio, la teoria dei neuroni specchio che incidono su emozioni e sentimenti (Rizzolatti e Sinigaglia 2008), ma anche sullo sviluppo dell’empatia, in particolare tramite la produzione di ossitocina (Seltzer, Ziegler e Pollak 2012). Si pensi anche ai lavori scientifici sulla dinamica neuronale dell’interazione imitativa sincrona (Dumas 2011). Possiamo citare infine gli innumerevoli studi riguardanti l’incidenza del sistema limbico sulle emozioni, sia positive che negative. Dal punto di vista del diritto e della filosofia del diritto, la nozione di discorso d’odio viene posta in relazione dialettica con la libertà di espressione (Hare e Weinstein 2009), cardine della democrazia, il cui statuto e i limiti variano a seconda della tradizione giurisdizionale (Zoller 2008). Alcune ricerche contestano la separazione tra i discorsi d’odio e altri atti espressivi quali l’offesa o la blasfemia, incidendo di fatto sul dibattito democratico; altri ancora indagano il ruolo della legislazione nella regolazione della Res publica (Girard 2014), la responsabilità della giurisprudenza nell’incremento dei crimini d’odio quando i discorsi di incitamento all’odio non vengono proibiti (Ross 1995), o ancora la responsabilità del diritto nel proteggere la “dignità sociale” di alcune categorie (Waldron 2012). Da una prospettiva storica, invece, i discorsi d’odio si inseriscono in determinati contesti socio-politici che li foraggiano e li facilitano (periodi di crisi politico-economica, guerre o sconvolgimenti sociali, cambiamenti legislativi…). Le ricerche in campo storico hanno dimostrato che l’odio genera contesti discorsivi che strutturano lo spazio pubblico, poiché il discorso riveste una funzionalità politica (Deleplace 2009, Buton 2009). Ciò nonostante, i tentativi di regolazione democratica dei discorsi d’odio, come sono state le leggi Pleven in Francia, possono avere conseguenze inaspettate: ad esempio, la legge Pleven del 1° luglio 1972 avrebbe avuto un ruolo cruciale nel processo di “normalizzazione”, ovvero accettazione dei movimenti politici e dei partiti di estrema destra (Lebourg e Beauregard 2012). Dal loro canto, le scienze sociali e politiche hanno recentemente affrontato le problematiche legate all’odio in relazione al fenomeno migratorio, alla radicalizzazione e alle discriminazioni razziali (Hajjat e Mohammed 2014, Jansen 2011). Per quanto riguarda il jihadismo, è stato osservato che l'incitamento all'odio porta non soltanto alla radicalizzazione individuale, ma anche al consolidamento di un’ideologia integralista di tipo transnazionale (Crettiez 2016). Gli studi sulle radicalizzazioni e le reti sociali, effettuati sul campo, in particolare nei quartieri popolari, cercano di decostruire i discorsi d’odio, proponendo una riflessione più articolata sulla loro produzione e circolazione (Zegnani 2018). La diffusione dell’odio non è una questione legata a un processo meccanico di emulazione: l’analisi delle reazioni agli attentati del 2015 in Francia mostra infatti che, nonostante l’antagonismo tra gruppi sociali, esistono anche fenomeni di resilienza e di aderenza alle norme democratiche (Faucher e Truc 2020).

Cinquant’anni dopo l’approvazione all’unanimità della Legge Pleven, il 1 luglio 1972, che ha introdotto nel Diritto francese il reato di incitamento all’odio, questo convegno vuole essere uno spazio di riflessione interdisciplinare incentrato sui discorsi d’odio, sollecitando contributi che si collocano - senza pretesa di esaustività - in diversi ambiti quali la storia, il diritto, le scienze politiche, la linguistica, le neuroscienze, la sociologia e l’antropologia. Tali contributi potranno inoltre inserirsi in una o più linee di ricerca tra quelle indicate di seguito:

Asse 1: studio dei discorsi d’odio da una prospettiva interdisciplinare

Sarà data importanza a un criterio di tipo teorico e definitorio dei discorsi d’odio con l’obiettivo di studiarne le particolarità, prescindendo dal tipo di definizione legale, giurisprudenziale, storica o discorsiva. Il discorso d’odio è una categoria generale e onnicomprensiva oppure deve essere necessariamente distinta dalle nozioni affini? È sempre necessario storicizzarla? Le definizioni di un simile fenomeno possono essere interdisciplinari o, al contrario, si sviluppano all’interno di un ambito disciplinare circoscritto? Questa linea di ricerca interroga in generale la scientificità e l’operatività della nozione nei diversi ambiti delle scienze sociali.

Asse 2: etica e responsabilità della ricerca sui discorsi d’odio

Dare una definizione al discorso d’odio è di per sé un gesto performativo che colloca la ricerca su un piano etico, indipendentemente dal fattore normativo o morale. Al di là dell’interesse epistemologico che presenta la nozione di discorso d’odio, questo ambito si interroga anche sulle conseguenze etiche, deontologiche, politiche, sociali e pratiche dell'utilizzo scientifico di questa nozione. La responsabilità della ricerca è dunque chiamata a definire una nozione legata a questioni democratiche connesse alla libertà di espressione e alla censura. Sarà possibile anche analizzare le problematiche etiche ed epistemologiche legate a Internet e all’intelligenza artificiale, agli sviluppi tecnici e alle costruzioni socio-tecnologiche nei loro aspetti politico, economico, sociologico, giuridico e tecnologico (ruolo dei social network, disinformazione, limiti dell’intelligenza artificiale ecc.)

Asse 3: discorsi d’odio, disuguaglianze e rivendicazioni sociali

La questione dei discorsi d’odio, tenuto conto della complessità dei suoi usi sociali e in situazioni di interazione, può essere affrontata sul piano individuale/personale analizzando corpora che descrivono interazioni tra locutori legittimi in un contesto enunciativo istituzionalizzato. Questi discorsi possono tuttavia essere prodotti da istituzioni o dagli “apparati ideologici di Stato”, contribuendo alla produzione e reiterazione di disuguaglianze e processi di dominazione. Come analizzare dunque i discorsi d’odio quando questi sono sistemici, strutturali e istituzionali? Come affrontare i discorsi d’odio quando sono il frutto di un discorso giuridico, religioso, politico la cui origine enunciativa è ignota? Esistono discorsi d’odio legittimi? Come considerare la responsabilità dei web hosting riguardo ai messaggi postati, dal momento che Internet è diventato uno spazio legittimo di discussione pubblica? In che modo i discorsi d’odio attuali richiamano il passato e con quale scopo? I discorsi d’odio possono essere osservati anche nell'ambito di discorsi cosiddetti di militanza? In che modo, dunque, studiare le contraddizioni e quei fenomeni “speculari” che tendono a combattere l’odio con l’odio?

Asse 4: discorsi alternativi e controdiscorsi

In questo ambito si vuole problematizzare la produzione discorsiva per contrastare i discorsi d’odio: che genere di controdiscorsi e di discorsi alternativi all’odio esistono? Come funzionano entrambe queste categorie? È possibile distinguerle? Quale ruolo hanno la giurisprudenza e la Corte Europea dei Diritti Umani in tal senso? I contributi possono focalizzarsi su riflessioni teoriche, per esempio, sul ruolo della ricerca come produttrice di discorsi alternativi, critici, di interpretazione e spiegazione della realtà (discorsi politici, controversie sociali, tensioni e ostilità, guerre, violenze).

Asse 5: Aspetti pratici di “rimediazione”

Affrontare la questione della “rimediazione”, termine inteso nel senso originario di “porre rimedio a qualcosa”, vuol dire discutere il ruolo della ricerca come azione sociale e, più in generale, di cittadinanza in seno alla società. Quali sono le risposte giuridiche e quali i limiti di queste risposte? Esistono pratiche di “rimediazione” o dispositivi di contrasto all’odio legati, ad esempio, alle neuroscienze, ovvero alla psicologia cognitiva, già applicati alle cure terapeutiche come il trance cognitivo (Flor Henry et al. 2017)? Oppure legati all’argomentazione già sperimentata negli ateliers filosofici? Che ruolo assegnare alla creazione artistica? E in generale, come creare un discorso di “rimediazione”, apprezzarne l’efficacia e diffonderlo su larga scala?

Le proposte che si discostano dai canoni standard della comunicazione, come le soluzioni ludiche, creative e/o artistiche, sono particolarmente incoraggiate e saranno valorizzate durante il convegno riservando loro uno spazio specifico.

Bibliografia

Baider F., Millar S. e Assimakopoulos S. (ed.) (2020), « Hate Speech. Definitions, interpretations and practices. Special issue. », Pragmatics and Society, 11, 2.

Baider F. e Constantinou M. (ed.) (2019), « Discours de haine dissimulée, discours alternatifs et contre-discours », Semen, 47.

Butler, J. (1997), Excitable Speech: A Politics of the Performative, New York, London, Routledge.

Buton P. (2009), « La haine, ciment identitaire de l’extrême-gauche européenne ? », in Deleplace, M. (ed.) Les discours de la haine : Récits et figures de la passion dans la Cité, Villeneuve d’Ascq, Presses universitaires du Septentrion.

Crettiez X. (2016), « Penser la radicalisation. Une sociologie processuelle des variables de l’engagement violent », Revue française de science politique, n°66, 2016.

Deleplace M. (2009), « Introduction », in Deleplace, M. (ed.) Les discours de la haine : Récits et figures de la passion dans la Cité, Villeneuve d’Ascq, Presses universitaires du Septentrion.

Dumas G. (2011), Dynamiques neuronales de l'interaction imitative synchrone, tesi di dottorato, Université Pierre et Marie Curie – Paris 6.

Girard C. (2014), « Le droit et la haine : liberté d’expression et « discours de haine » en démocratie. », Raison Publique, disponibile online https://raison-publique.fr/735/.

Faucher F. e Truc G. (ed.) (2020), Face aux attentats, Paris, Presses universitaires de France.

Ferrini C. e Paris O. (ed.) (2019), I discorsi dell’odio. Razzismo e retoriche xenofobe sui social network, Roma, Carocci Editore.

Flor-Henry P., Shapiro Y. e Sombrun C. (2017), « Brain changes during a shamanic trance: Altered modes of consciousness, hemispheric laterality, and systemic psychobiology », Cogent psychology, 4, 1, disponibile online https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/23311908.2017.1313522.

Hajjat A. e Mohammed M. (ed.) (2014), « Sociologie de l’islamophobie », Sociologie, 5, 1.

Hare I. e Weinstein J. (ed.) (2009), Extreme Speech and Democracy, Oxford, Oxford University Press.

Jansen Y. (2011), « Secularism and religious (in-)security : reinterpreting the French headscarf debates », Krisis, 2011(2), 2‒19, disponibile online http://www.krisis.eu/content/2011-2/krisis-2011-2-01- jansen.pdf.

Lebourg N. e Beauregard J. (2012), François Duprat, l’homme qui inventa le Front national, Paris, Denoël.

Lorenzi Bailly N. e Moïse C. (ed.) (2021), La haine en discours, Lormont, Éditions du Bord de l’Eau.

Lorenzi Bailly N., Määttä S. K. e Romain C. (2021), « Touché coulé », in Lorenzi Bailly N. e Moïse C., (ed.), La haine en discours, Lormont, Éditions du Bord de l’Eau, p. 157–179.

Petrilli R. (ed.) (2019), Hate Speech. L’odio nel discorso pubblico, Roma, Round Robin Editrice.

Rizzolatti G. e Sinigaglia C. (2008), Les neurones miroirs, Paris, Odile Jacob.

Ross L. J. (1995), « Hate Groups, African Americans, and the First Amendment », in Lederer L. e Delgado R. (ed.), The Price We Pay: The Case against Racist Speech, Hate Propaganda and Pornography, New York, Hill & Wang.

Seltzer L., Ziegler T. e Pollak S. (2012), « Instant messages vs speech: hormones and why we still need to hear each other », Evolution and Human Behavior, 33 (1), 42‒45.

Stassin B. (2019), (Cyber)harcèlement. Sortir de la violence, à l’école et sur les écrans, Caen : C&F Éd.

Waldron J. (2012), The Harm in Hate Speech, Cambridge, Mass., Harvard University Press.

Zegnani S. (2018), « Les carrières des jeunes salafis des quartiers populaires : entre radicalité et conformisme », Agora débats/jeunesses, 2018/3, 80, 117–131.

Zoller E. (2008), « Propos introductifs. La liberté d’expression, “bien précieux” en Europe, “bien sacré” aux États-Unis ? », dans Zoller E. (ed.), La liberté d’expression aux États-Unis et en Europe, Paris, Dalloz.

Presentazione delle proposte

Le proposte di comunicazione di 350 parole (riferimenti bibliografici esclusi) dovranno essere inviate, insieme a cognome, nome e affiliazione accademica al seguente indirizzo: discoursdehaine2022@gmail.com.

Gli abstract dovranno pervenire in una delle quattro lingue di seguito indicate: francese, inglese, italiano, spagnolo. Le presentazioni durante il convegno potranno essere in una qualsiasi di queste lingue e dovranno essere accompagnate da un supporto visivo in francese o in inglese.

Le proposte innovative, creative e/o ludiche saranno particolarmente apprezzate.

Gli abstract dovranno pervenire entro il 1 novembre 2021; le notifiche di accettazione o di rifiuto saranno comunicate a partire dal 15 gennaio 2022.

L’iscrizione è gratuita per studentesse e studenti, ricercatrici e ricercatori non strutturati. Per i docenti strutturati, invece, la quota di iscrizione è di € 50.

Comitato scientifico

Francesco Attruia | U. di Pisa ; Fabienne Baider | U. di Cipro ; Geneviève Bernard Barbeau | U. del Quebec a Trois-Rivières ; Cécile Canut | U. di Parigi ; Georges Chapouthier | Sorbonne U. ; Xavier Crettiez | Sciences Po Saint Germain en Laye ; Claire Cuvelier | U. Paris-Est Créteil ; Éric Dagiral | U. di Parigi ; Charlotte Denizeau | U. Panthéon-Assas ; Steven Forti | Nuova U. di Lisbona / U. Autònoma de Barcelona ; Laura Fotia | U. Roma Tre ; Solange Ghernaouti | U. di Losanna ; Jérôme Jamin | U. di Liegi ; Claudia Jareño Gila | CY Cergy Paris U. ; Nicolas Lebourg | U. di Montpellier ; Simo Määttä | U. di Helsinki ; Caroline Picheral | U. di Montpellier ; Martine Pons | U. Grenoble Alpes ; Christina Romain | U. di Aix-Marseille ; Lorella Sini | U. di Pisa ; Matteo Tomasoni | U. di Valladolid ; Marie Veniard | U. di Parigi ; Semir Zeki | U. College London

Comitato organizzatore

Béatrice Fracchiolla | U. della Lorena ; Mariem Guellouz | U. di Parigi ; Claire Hugonnier | U. Grenoble Alpes ; Julien Longhi | CY Cergy Paris U. ; Nolwenn Lorenzi Bailly | U. Montpellier 3 ; Claudine Moïse | U. Grenoble Alpes ; Rose Moreau | U. Grenoble Alpes ; Samuel Vernet | U. di Aix-Marseille

Partner finanziari

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